Il diritto all’identità di genere parte dalla scuola

Il dibattito sul diritto al riconoscersi nei generi binari maschile e femminile davanti alle Corti statunitensi: il caso della Boyertown Area High School.

10 Agosto 2024

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L’identità di genere, in particolare in riferimento al suo riconoscimento e all’integrazione sociale che ne deriva, è un tema complesso che genera ampio dibattito intorno ad esso. Ad essere messa in discussione nello specifico è la tradizionale distinzione binaria tra “maschio” e “femmina” e il diritto a riconoscersi in un genere, nell’altro o in nessuno di essi sin dall’adolescenza. L’assenza di leggi chiare nei diversi ordinamenti in materia di diritto all’identità di genere contribuisce ulteriormente ad accrescere questa complessità, rendendo necessario per giuristi e legislatori far fronte a tali mancanze. In questo dibattito sono le istituzioni educative ad essere spesso coinvolte direttamente, che si trovano a dover scegliere tra un modello culturale tradizionale che distingue rigidamente i sessi e un più modello inclusivo che tiene conto dello sviluppo psicofisico dei minori transgender.

Il caso della scuola Boyertown Area Senior High School

Un esempio di come questa tematica è stata affrontata a livello giuridico arriva dagli Stati Uniti. Lo studente americano Joel Doe e altri studenti hanno presentato un ricorso presso la corte dell’Eastern District of Pennsylvania, cercando di fermare la politica inclusiva della Boyertown Area School District (BASH), messa in atto su sollecitazione dei Dipartimenti di Giustizia e Istruzione. Tale politica permetteva (e permette tuttora) agli studenti transgender di utilizzare le strutture scolastiche (come bagni e spogliatoi) in accordo con la loro identità di genere, anche, tra i vari motivi, per prevenire fenomeni di marginalizzazione sociale e disforia di genere. I ricorrenti sostenevano che questa politica violava tre diritti fondamentali:

  1. La tradizione universale che garantisce la privacy nelle strutture igieniche.
  2. Il diritto alla privacy garantito dal XIV Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti.
  3. Il diritto di libero accesso alle attività educative previsto dal Title IX, a causa di un ambiente ostile creato dalla politica inclusiva della BASH.

A supporto di queste tesi inoltre, gli oppositori della politica della BASH portano davanti alla corte la centralità della tradizione, dove questa è interpretata come il rispetto dei ruoli maschile e femminile così come biologicamente assegnati alla nascita.

Il caso davanti alle corti americane

I vari livelli della giurisdizione americana hanno riconosciuto unanimemente il ricorso della scuola, dal giudice distrettuale alla Corte Suprema.

In primo grado, il giudice distrettuale ha respinto le argomentazioni dei ricorrenti, sostenendo che la politica della BASH non violava i loro diritti costituzionali e che anzi, la scuola adottando tali misure ha garantito che tutti gli studenti potessero usufruire di servizi igienici privati, con una conseguente tutela della privacy di tutti. Inoltre, ha riconosciuto che forzare gli studenti transgender a utilizzare strutture che non corrispondono alla loro identità di genere avrebbe potuto danneggiare il loro benessere psicologico.

Fonte: Pexels

La Corte d’appello Federale ha esaminato il caso partendo dal punto di vista degli studenti transgender e non dagli studenti cisgender, allo scopo di verificare se l’interesse pubblico perseguito portasse in qualche modo a una limitazione del diritto alla privacy. Tuttavia, il giudice federale ha confermato la decisone del giudice distrettuale, sostenendo la posizione che sosteneva che la politica della BASH non violava i diritti costituzionali degli studenti cisgender. Inoltre, ha sottolineato che costringere gli studenti transgender a utilizzare strutture non allineate con la loro identità di genere compromette il loro benessere psicologico e che la politica della scuola mirava a prevenire la discriminazione contro gli studenti transgender. Sempre la stessa Corte ha ribadito che il diritto alla privacy degli studenti cisgender non era compromesso dalla politica inclusiva della BASH: le strutture scolastiche avevano infatti adottato misure per garantire che tutti gli studenti potessero usufruire delle strutture igieniche in sicurezza e con dignità.

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha rifiutato di esaminare il caso, implicitamente indicando che non considerava la questione come una violazione insopportabile del diritto alla privacy dei ricorrenti. Allo stesso tempo, numerosi documenti legali presentati da terzi interessati sono stati depositati contro la politica inclusiva della BASH. Essi sostenevano che tale politica creava una discriminazione alla rovescia e violava il diritto dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni. Tuttavia, queste argomentazioni non sono state sufficienti a convincere la Corte Suprema a prendere in considerazione il caso.

Fonte: Unsplash

 

 

 

La scuola e il diritto all’identità di genere

La decisione della Corte d’appello Federale e il rifiuto della Corte Suprema di esaminare il caso rappresentano un passo avanti significativo verso l’inclusione e il riconoscimento dei diritti degli studenti transgender. Il caso “Joel Doe et Al. v. Boyertown Area School District” solleva importanti questioni sulla protezione dei diritti degli studenti transgender nelle scuole, a partire dalla centralità dell’adozione di politiche scolastiche che rispettino e supportino l’identità di genere degli studenti, promuovendo un ambiente educativo equo e rispettoso per tutti.

Inoltre, il caso in esame dimostra come l’intera società sia toccata da questa tematica, soprattutto quando si manifesta in giovane età, e in una realtà in cui si tende a classificare gli individui in modo binario l’obiettivo principale rimane quello di salvaguardare in modo uguale la salute e la dignità di tutti gli individui.

Le istituzioni educative sono così coinvolte direttamente nel bilanciamento tra il rispetto per l’identità di genere e la tutela della privacy e dei diritti di tutti gli studenti. Questo equilibrio risulta cruciale per creare un ambiente scolastico inclusivo che favorisca il benessere di tutti gli studenti, indipendentemente dalla loro identità di genere.

Il diritto all’identità di genere in Italia

In Italia il tema è oggetto di dibattito, anche se i casi che arrivano in tribunale e fanno scuola non sono molti. Più che di diritto all’identità di genere nelle scuole la discussione ruota molto attorno al diritto all’identità di genere in generale e ad esprimersi a tutela di tale diritto sono stati, tra gli altri, il Tribunale di Messina nel 2014  (“Non è possibile prescindere dal concetto di identità di genere, la quale è costituita da tre componenti: il corpo, l’autopercezione e il ruolo sociale. L’apparenza fisica non può essere disgiunta dall’autopercezione e dalla relazione che l’individuo sviluppa con la società e con le sue norme comportamentali concernenti la sfera della sessualità“) e la Corte costituzionale nel 2015, affermando che il “diritto all’identità di genere [è un] elemento costitutivo del diritto all’identità personale, rientrante a pieno titolo nell’ambito dei diritti fondamentali della persona (art. 2 Cost. e art. 8 della CEDU)”. 

Riferimenti

https://www.geniusreview.eu/wp-content/uploads/2019/07/Di-Bari.pdf

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